LULIC TITOLARE, JESUS IN PANCA - Vladimir Petkovic ritrova dal primo minuto Klose ma anche Konko, schierato regolarmente sull’out difensivo di destra. La vera novità, però, è l’esclusione dall’undici titolare di Candreva, rimpiazzato da Lulic sulla fascia sinistra, con Mauri che passa a destra nel tradizionale 4-5-1. Assenti per squalifica Cavanda e Kozak, sono ancora infortunati Ederson, Stankevicius, Zauri e Rocchi. Andrea Stramaccioni torna alla difesa a quattro e lascia in panchina Juan Jesus, lasciando centrali Samuel e Ranocchia e schierando Nagatomo e Pereira da terzini. Zanetti parte da interno destro di centrocampo con Gargano dall’altra parte e Guarin si muove dietro alle due punte Cassano e Milito, con Palacio in panchina. Gli unici indisponibili sono Chivu, Obi oltre agli ex Stankovic e Mudingayi.
POCHE CHANCE, MOLTE PROTESTE - La Lazio prova a fare la partita da subito, mentre sin dalle prime battute è chiaro che l’Inter penserà a chiudere gli spazi limitandosi a sfruttare le ripartenze. Con il passare dei minuti, si assiste così a un crescendo dei padroni di casa, che sfruttano la vivacità di Lulic e Konko sulle fasce e costruiscono azioni su azioni. Il problema, però, è pungere, entrare in area e fare male sul serio. La cronaca del primo tempo è quindi quella di un assedio sterile, con tre conclusioni da fuori di Hernanes, una di Ledesma e due chiusure ottime di Ranocchia su Klose. Non mancano le proteste dello stesso tedesco, che al 42’ chiede un penalty dopo un contrasto con Pereira in area. Contatto che c’è, ma non è sufficiente per portare la Lazio dal dischetto.
DUE PALI INTERISTI, DECIDE KLOSE – Stramaccioni capisce che così non può andare e, dopo l’intervallo, passa al 4-4-2 con Zanetti e Pereira terzini e Guarin con Nagatomo sugli esterni di centrocampo. Ne nasce una partita diversa, perché la Lazio fatica molto a passare sulle fasce (lì dove prima faceva male) e i nerazzurri prendono coraggio. Al 59’ il tecnico nerazzurro accende i fari mettendo Palacio al posto dell’infortunato Cambiasso, lasciando l’ex genoano sull’out di destra di centrocampo con Guarin accentrato, mentre Petkovic risponde inserendo Candreva al posto dell’ormai stanco Lulic (64’). Si va verso il gran finale. L’Inter sembra averne di più e infatti per la prima volta si rende pericolosa: al 67’ Guarin colpisce un legno con il primo tiro in porta del match, una sassata dai 30 metri che centra il palo alla sinistra di Marchetti. Lo stesso contro il quale si stampa un tiro dal limite di Cassano cinque minuti dopo, con deviazione del portiere laziale che poi si supera sul tap-in di Nagatomo. Due squilli che gelano l’Olimpico, anche perché Klose fallisce un gol fatto su una palla dentro di Gonzalez dalla destra al 79’. Eppure, è proprio il tedesco a decidere la gara. Altro pallone in profondità, questa volta di Mauri (decisiva la mossa di Petkovic di passare al 4-4-1-1 con il capitano tra le due linee), e solito tiro a incrociare di destro dell’ex Bayern Monaco (82’). Un colpo da biliardo che regala la partita ai biancocelesti. Klose lascia subito il campo a Floccari per una botta al ginocchio, mentre Stramaccioni rischia tutto con Coutinho per Pereira e Petkovic si chiude con Dias e la difesa a cinque. L’assedio nerazzurro non passa. A vincere è la Lazio, l’Inter stecca ancora l’esame di maturità.
CHE L’ANTI-JUVE SIA LA LAZIO? - Sino al 3 novembre scorso, l’Inter aveva sempre vinto in trasferta. Dall’impresa di Torino, però, i nerazzurri hanno sempre perso tra Bergamo, Parma e Roma. Ancora una volta il “fattore Capitale” si conferma dolente per Stramaccioni, che nelle sue 36 panchine alla corte di Moratti (a proposito, questa sera ha superato per presenze tutti i tecnici del post-Mourinho) ha vinto due volte contro il Milan, ha battuto Napoli e Juventus ma è sempre andato ko contro le squadre di Roma (due volte con la Lazio). Questa volta è stato decisivo ancor più dell’episodio per il quale sono nate molte proteste (un fallo in attacco fischiato contro Milito poco prima del gol di Klose e un contrasto in area tra Ciani e Ranocchia nel finale) e dei due pali, il fatto di aver rinunciato a giocare per un’ora buona. Adesso, i punti di ritardo dalla Juventus rischiano di diventare 7 e i sogni di gloria sembrano da accantonare. Esulta la Lazio, che ha fatto la partita costringendo Stramaccioni a tutti gli accorgimenti possibili per restare in campo. Sesto risultato utile per i biancocelesti, che agganciano il Napoli al terzo posto con 33 lunghezze (solo un punto in meno dell’Inter) e nelle ultime cinque partite hanno incassato soltanto un gol (peraltro sulla respinta di un rigore). Chissà che la prossima “anti-Juve” non sia proprio la squadra di Petkovic. Che sia la volta buona?
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